Flora Romana di Giovanni Francesco Maratti
print this pageRomae : typis Joseph Salviucci, 1822.
2 v. ; 8°.
La Flora Romana dell’abate Maratti - professore di botanica, micologo, algologo e dal 1748 direttore dell’Orto botanico romano - fu pubblicata postuma a Roma nel 1822 a cura del padre domenicano Maurizio Benedetto Olivieri. Per l’epoca l’opera costituisce una summa delle conoscenze delle specie botaniche di Roma e del Lazio.
La descrizione delle piante, secondo quanto riportato nella prefazione dal tipografo G. Salviucci, è basata sui sistemi tassonomici di Rivinus (A. Bachmann), di G.P. Tournefort e di C. Linneo. Nella dedica iniziale a papa Pio VII, Olivieri racconta di essere venuto in possesso casualmente della stesura manoscritta del Maratti, che per ragioni ignote non era stata data alle stampe prima della sua morte. Olivieri, professore di greco alla Sapienza, ordinò e riorganizzò l'opera.
In essa sono fusi i due cataloghi, che il Maratti aveva tenuto distinti, quello della flora dell'orto botanico e quello delle piante studiate nel corso delle sue numerose escursioni nell'Agro romano. Una più recente analisi testuale ha evidenziato come l'opera non nasca dall'integrazione di due soli esemplari manoscritti, ma da più cataloghi di piante redatti in tempi differenti.
L'assenza di un erbario secco, a corredo del testo, costituisce un elemento di non agevole l'utilizzo dei volumi. Malgrado tali limiti, l'opera denota una profonda e puntuale conoscenza della flora dei dintorni di Roma, frutto di decenni di escursioni e di studi. Nel testo sono indicati con precisione i luoghi dove queste piante crescevano ed erano facilmente raggiungibili. Le descrizioni botaniche sono corredate dai nomi volgari usati dagli abitanti del luogo (come nel caso della Coda di cavallo, l’Hippuris verticillatum usata come rimedio contro le emorragie).