Historia botanica practica di Giovanni Battista Morandi

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Historia botanica practica, seu plantarum, quae ad usum medicinae pertinent, nomenclatura, descriptio et virtutes. Mediolani : ex typographia Petri Francisci Malatestae, 1744.[14], 32, 164 p., [1], LXVIII carte di tav. : ill., antiporta calcografico ; fol.

Morandi, Giovanni Battista (Fl. sec. xviii)

L’Historia Botanica practica si presenta con una figura sul frontespizio ricca di significati simbolici: attrezzi agricoli, libri, pennelli, tralci, una corona, il tutto dominato dal sole; sul dorso di alcuni libri sono persino leggibili i nomi di alcuni botanici. Precedono il testo vero e proprio: una lettera dedicatoria al cardinal Giuseppe Puteobonello, arcivescovo di Milano, una lettera al lettore, più una tavola delle nomenclature con le abbreviazioni degli autori citati. Morandi elabora una schematizzazione sistematica delle piante, distinte in distributiones e in stirpes.

L’intenzione è quella di costituire una chiave analitica utile al riconoscimento delle piante e al loro inquadramento tassonomico. L’autore illustra le piante medicinali - perché è all’uso terapeutico che egli allude quando parla di botanica pratica - ricalcando lo schema già proposto in chiave analitica. Il Morandi aggiunge, però, una voce sulle differenze tra specie e specie e soprattutto sul “temperamento” e le vires, cioè sulle loro proprietà più intrinseche. Non mancano alcune felici intuizioni valide ancora oggi, ma la realizzazione migliore del libro rimane la raccolta di incisioni, 65 tavole, realizzate con cura e con molta veridicità. Data la sua abilità, il Morandi realizzò da sé le tavole, disegnando dal vivo e incidendole poi su rame. In quegli anni le conoscenze botaniche erano già molto avanzate, fatto che gli permise di soffermarsi su minuzie e dettagli.

Probabilmente lo stesso Linneo conobbe l’Historia botanica practica, se in una lettera del febbraio 1755, ringraziava un amico per avergli inviato l’opera di un certo “Morands”.

Su Giovanni Battista Morandi non si hanno molte notizie, operò nella prima metà del XVIII secolo ed è inoltre ricordato per essere stato iconografo dell’Orto botanico di Torino negli anni Trenta del XVIII secolo.

È un testo di fondamentale importanza didattica sulla flora medica.

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