La Cabala attraverso il SÄ“fer ha-zÅhar
print this page“Guai a colui che considera la Torah come un libro di semplici racconti e faccendequotidiane. Poiché se essa fosse questo, ancora oggi potremmo comporreun’altra Torah che trattasse di queste cose e fosse molto migliore ancora”[1].
La Cabala (in ebr. qabbÄlÄ che significa sia ‘ricezione’ sia ‘tradizione’) indica un insieme di dottrine mistiche ed esoteriche ebraiche circa Dio e l’universo, che si pensa venissero rivelate solo a un numero ristretto di persone.
Una delle fonti della Cabala, accanto alla Bibbia e al TalmÅ«d, è il SÄ“fer ha-zÅhar («Libro dello splendore»): scritta in caldeo, variante dell’aramaico, si presenta come un commentario mistico della Torah che si snoda attraverso i dialoghi dei rabbini. Secondo la tradizione, esso risale all’epoca della distruzione del secondo tempio, verso il 200 d.C.; tuttavia non appare prima del XIII/ XIV secolo in Spagna ad opera di R. Moses de Leon; a causa dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna, lo Zohar fu, tuttavia, canonizzato solo nel XVI secolo. Conosciamo varie edizioni a stampa che presentano tra loro delle differenze: 1588 (Mantova), 1590 (Cremona), 1623 (Lublino), 1714/1805 (Amsterdam), 1736 (Costantinopoli). Nel 1597 a Salonika è apparso lo Zohar Hadash (Il Nuovo Zohar), un commentario mistico indipendente che, oltre al Pentateuco al quale si limita lo Zohar, comprende anche ovvero il Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Ecclesiaste ed Esther. Il contenuto si concentra principalmente sui significati più profondi del testo biblico, ripresi soprattutto dalla Torah, dal libro di Ruth e dal Cantico di Salomone; tra le tematiche, il mistero della creazione, discussioni sui dieci comandamenti, il problema del male e il significato cosmico delle preghiere e delle buone azioni.
Lo Zohar riflette la struttura dinamica e infinita del mondo divino (e per questo non può essere compreso dalla ragione umana); si parla di “Libro dello Splendore”, infatti, perché è come se fosse impregnato di luce divina. Si pensa, infatti, che lo studio e l'interpretazione del testo abbiano un ruolo messianico, cioè che servono ad affrettare la venuta del Messia.