Teatro farmaceutico dogmatico...

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Giuseppe Donzelli ( Napoli, 1596 – ?, 1670 )

Teatro farmaceutico dogmatico, e spagirico del dottore Giuseppe Donzelli napoletano, ... Con l'aggiunta in molti luoghi del dottor Tomaso Donzelli figlio dell'autore, ... Et in questa quarta impressione corretto, & accresciuto con vn Catalogo dell'herbe natiue del suolo romano. Del signor Gio. Giacomo Roggeri romano. In Venetia, appresso Gasparo Storti, M.DC.LXXXI., [28], 811, [85] p., ill., 4º.

Teatro farmaceutico dogmatico, e spagirico del dottore Giuseppe Donzelli napoletano, ... Nel quale s'insegna vna molteplicita d'arcani chimici piu sperimentati dall'Autore, ... Con l'aggiunta in molti luoghi del dottor Tomaso Donzelli figlio dell'autore, et in questa sesta impressione corretto, & accresciuto con vn catalogo dell'herbe natiue del suolo romano del signor Gio: Giacomo Roggeri romano. Venezia, presso Paolo Baglioni, M.DC.XCVI., [24], 811, [85] p., ill., 4°.


Donzelli, uno speziale, era uno dei maggiori esperti italiani di chimica e botanica, come di farmacologia ed erboristeria.  Non gli furono tuttavia risparmiate  aspre critiche da parte di medici e filosofi naturali che si opponevano all’uso della chimica a supporto della medicina. Tuttavia la sua ferma posizione lo fece diventare un punto di riferimento per i professionisti più progressisti[1]. Nel 1640 le massime autorità mediche del regno di Napoli commissionarono al Donzelli larealizzazione di un nuovo ed esauriente ricettario cui fare riferimento. Pubblicò, perciò l'Antidotario napolitano nel 1642. Il ricettario era corredato di commenti, chiarimenti e indicazioni dell’autore.

Nel 1647, scoppiò nel regno la rivolta antispagnola cui il Donzelli partecipò attivamente dalla parte degli insorti, ma anche con la pubblicazione di una storia della rivolta intitolata Partenope liberata overo Racconto dell'heroica risolutione fatta dal popolo di Napoli per sottrarsi con tutto il Regno all'insopportabil giogo delli Spagnuoli. Fu successivamente proibita dalla magistratura all’indomani della sconfitta dei rivoltosi. Lo stesso Donzelli dovette rifugiarsi a Roma, temendo per la sua incolumità. Qui potè tornare ai suoi studi e all’impegno scientifico[2]. Nel 1667 venne così pubblicato il Teatro farmaceutico, qui esposto.

L’intenzione di Donzelli era quella di produrre uno strumento di studio e di diffusione dei rimedi con particolare attenzione alla chimica. Perciò il Teatro è caratterizzato da uno stile quasi pedagogico, dal registro sostanzialmente basso in modo da poter essere fruito non solo da pochi dotti, ma dagli speziali e da chi non sapesse il latino.

Nell’introduzione Donzelli, chimico appassionato, spiega la sua concezione dell’arte ermetica di cui la chimica faceva allora parte. Essa è composta a suo parere da alchimia, di cui sceglie di non trattare in quest’opera, e dalla chimica su cui invece si concentrerà. La chimica per Donzelli rappresenta lo strumento attraverso il quale i medicamenti risultano adatti alla natura umana e risolvono celermente i mali. Donzelli intende svolgere un percorso scientifico diverso rispetto al passato in cui a suo parere l’alchimia era la pratica diffusa, utilizzata anche a fini curativi, ma priva di solide basi scientifiche. Donzelli attribuisce alla chimica un ruolo cruciale nel panorama delle scienze, e segue in questo un indirizzo diffuso a Napoli, la città dove Donzelli viveva e lavorava, e altrove  in Italia e in Europa. La iatrochimica, inaugurata da Paracelso nel tardo Cinquecento, diffusasi grazie a Jean van Helmont, si stava affermando come un nuovo paradigma in grado di rendere conto di fenomeni fisiologici e patologici; in quanto tale suscitava le critiche aspre dei galenisti, adepti della medicina tradizionale. Donzelli presenta nel Teatro una versione pratica della iatrochimica, più accettabile di quella teorica,  Egli mira ad una nuova scienza farmaceutica, basata sull’osservazione sperimentale; critica il tradizionalismo della medicina, ma al contempo non rifiuta le dottrine tradizionali, come dimostra la sua adozione di un doppio registro di preparazione dei medicamenti, ottenuti attraverso metodologie chimiche (p. es. distillazioni) ma anche attraverso procedimenti tradizionali dell'arte farmaceutica.  [3]

 

Secondo una prassi diffusa all’epoca, il testo di Donzelli venne arricchito da altri contributi nelle edizioni successive in seguito a  scelte commerciali probabilmente dovute ai librai. Il terzo esemplare esposto si apre sul Catalogo delle piante native del suolo romano scritto non da Donzelli ma da Giacomo Rogeri Romano. Di quest’ultimo si hanno scarse notizie, ma viene definito “indefesso coltivatore” da Filippo Maria Renazzi nella sua Storia dell’università degli studi di Roma[4]. Intrapreso per utilità personale, a partire sia dalle fonti antiche che dall’osservazione personale, il Catalogo viene pubblicato quando l’autore si rende conto della sua potenziale utilità per un più vasto pubblico. Nel testo l’elenco delle piante comprende i vari nomi di queste, una sintetica descrizione, le loro indicazioni terapeutiche e i rimandi alle fonti antiche, completato talvolta dai luoghi dove possono essere più facilmente reperite (“nelli colli del Pineto” o “ne’ colli Farnesiani”), tracciando così una mappa tutta particolare della città.

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[1] Pietro Messina, Giuseppe Donzelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, volume 41, 1992.

[2] P. Messina, G. D. e la rivoluzione napoletana del 1647-1648, in Studi storici, I (1987), pp. 183-202.; citato in Giuseppe Donzelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, volume 41, 1992.

[3] Pietro Messina, Giuseppe Donzelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, volume 41, 1992.

[4] Roma, nella stamperia de’ Pagliarini, MDCCCV, vol. 3, p. 146.