Tabulae anatomicae
print this pageBartolomeo Eustachi (San Severino Marche, 1507? –Fossombrone, 1574)
Tabulae Anatomicae, Rochi Bernabò, Roma, 1728. Bartolomeo Eustachi, Giovanni Maria Lancisi
Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii quasi è tenebris tandem vindicatas et Clementis papae XI. Munificentia dono acceptas, praefatione ac notis illustravit Joh.[annes] Maria Lancisius archiater pontificius, Editio romana altera, Romae, Sumptibus Laurentii & Thomae Pagliarini Bibliopol. Sub signo Palladis, MDCCXXVIII, XXVIII, 79, [14] p., 49 c. di tav., fol.
Seconda edizione romana delle Tabulae anatomicae ad opera di Bartolomeo Eustachi (1507?-1574) e Giovanni Maria Lancisi (1654-1720). Quest’ultimo afferma di svolgere il ruolo di editore scientifico in occasione della riscoperta dell’opera di Eustachi avvenuta nel 1714 dopo quasi due secoli dall’originaria elaborazione.
Il frontespizio mostra una dissezione praticata in un teatro anatomico su un cadavere umano, mentre giacciono a terra quelli di alcuni animali. La dissezione animale fu a lungo utilizzata al posto di quella sugli esseri umani, ritenuta più delicata, quando non proibita, per ragioni antropologiche o religiose. L’immagine le presenta entrambe come praticabili in un consesso scientifico, ma si focalizza su quella umana. La prima edizione del 1714 va esaurita in breve tempo, suscitando un’ondata di riedizioni e rimaneggiamenti lungo tutto il secolo a Roma e in Europa. Questa edizione romana postuma utilizza le matrici originali conservate all’epoca alla Biblioteca Lancisiana dell’ospedale Santo Spirito. Finanziata dai librai Pagliarini viene dedicata, con una lussuosa antiporta, al cardinale Annibale Albani, nipote di papa Clemente XI sotto la cui protezione aveva visto la luce l’edizione del 1714.
Due professori di anatomia della Sapienza sono al centro della vicenda editoriale del libro: Eustachi e Lancisi[1]. Incise nella seconda metà del Cinquecento ad illustrazione di un trattato mai pubblicato, le Tabulae furono ereditate da Pier Matteo Pini, allievo e collaboratore di Eustachi. Ritenute disperse per quasi due secoli sarebbero state riacquistate al suo pronipote Andrea de’Rossi[2] grazie all’interessamento di Clemente XI Albani, di cui Lancisi era medico, cameriere segreto e protetto. L’opera illustrata dalle Tabulae, il De dissensionibus et controversiis anatomicis, rimase invece inedita. Il libro fu presentato al papa durante l’inaugurazione della biblioteca Lancisiana[3], voluta da Giovanni Maria, protomedico dell’ospedale papale di Santo Spirito in Sassia, centro di eccellenza della sanità romana, per dotare i sanitari che operavano nell’ospedale di una struttura avanzata a sostegno degli studi e della ricerca.
Di una tale biblioteca Lancisi, impegnato in un profondo rinnovamento dei programmi di studio della medicina che portasse in primo piano l’anatomia, la chimica, e una formazione teorica quanto pratica di ampio respiro culturale, aveva sentito il bisogno già all’epoca dei suoi studi al Santo Spirito. Questo clima favorevole non aveva però eliminato tutte le resistenze. Pochi anni prima, nel 1690, sotto papa Alessandro VIII Ottoboni, erano stati denunziati al Sant’Uffizio come seguaci delle teorie atomiste cinque membri del Congresso medico romano, un’accademia fondata da Lancisi e da Girolamo Brasavola dove si praticavano osservazioni al microscopio e ci si interessava di chimica[4]. In seguito, protetto da papa Albani, Lancisi preferirà un approccio prudente: mostrarsi inserito all’interno di una tradizione consolidata. Il recupero editoriale dell’opera di Eustachi, vissuto due secoli prima e che aveva ricoperto incarichi molto simili ai suoi, servì a questo scopo[5]. Le tavole subirono quanto meno un rimaneggiamento e un aggiornamento prima della pubblicazione. Alcuni particolari non erano conosciuti all’epoca di Eustachi; il commento fu redatto ad hoc. L’operazione nel suo complesso si inserisce nel più ampio cambiamento culturale e politico promosso da papa Albani, particolarmente attento anche alla conservazione del patrimonio storico.
Numerosi i punti di contatto tra i due medici, figure emblematiche per i legami tra conoscenza e assistenza che qui ci si propone di ricostruire. Entrambi svolgono a un tempo attività professionale, di ricerca scientifica e di insegnamento all’ombra dell’autorità papale. Entrambi possiedono una formazione umanistica avanzata, (Lancisi ha una laurea in filosofia, secondo un modello che risale a Galeno) studiano le lingue antiche o l’arabo indispensabili per la conoscenza dei testi allora fondamentali della tradizione medica. Entrambi sono originari delle Marche (come lo stesso Albani). Eustachi viene da una famiglia di medici della corte urbinate e giunge a Roma al seguito del cardinale Giulio della Rovere a metà del XVI secolo. La sua pratica anatomica si svolge negli ospedali romani della Consolazione e di Santo Spirito, dove si praticano autopsie legali e dissezioni. A Roma si eseguono dissezioni sia nello Studium urbis che in alcuni ospedali. Le prime sono sottoposte a una rigida regolamentazione e ritualità, mentre le seconde si svolgono probabilmente in modo più libero e informale[6].
[1] Nei rotuli della Sapienza, a volte frammentari, Eustachi è attestato almeno tra il 1559 e il 1563, “medicina practica de sero” Lancisi tra il 1684 e il 1695 proprio come anatomista “Chirurgia et Anothomia de sero”, dal 1696 al 1701 medicina teorica e infine, dal 1702 al 1719 medicina pratica, che comprendeva anche l’anatomia. I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787: i rotuli e altre fonti, a cura di Emanuele Conte, Roma, Istituto storico per il Medioevo, 1991, 2 vol., 2, p. 872, 929-30.
[2] Adalberto Pazzini, Introduzione, bibliografia e commento, in Le Tavole anatomiche di Bartolomeo Eustachio, Roma, 1944, pp. 15-16.
[3] Cristoforo Carsughi, La biblioteca Lancisiana, ovvero distinto ragguaglio della pubblica libreria eretta nell’anno 1714 nel sacro pontificio archiospedale del Santo Spirito di Roma, In Roma, per il de Martiis vicino alla Pace, 1718, 4°.
[4] Maria Pia Donato, L’onere della prova. Il Sant’Uffizio, l’atomismo e i medici romani, «Nuncius», XVIII, 1, 2003, p. 69-87.
[5] Maria Conforti, The Biblioteca Lancisiana and the 1714 edition of Eustachi’s anatomical plates, or Ancients and Moderns reconciliated, in Conflicting duties, science, medicine and religion in Rome, 1550-1750, edited by Maria Pia Donato and Jill Kraye, London, Warburg Institute, 2009, p. 323-330, p. 325, 334-5.
[6] Andrea Carlino, La fabbrica del corpo, Torino, Einaudi, 1994.
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Per saperne di più sull'opera Tabulae anatomicae.
Per approfondire (tutti i testi citati sono rintracciabili nel catalogo della Sapienza):
Elena Brambilla, La medicina nel Settecento: dal monopolio dogmatico alla professione scientifica, in Storia d’Italia, Annali 7, Malattia e medicina, a cura di Franco Della Peruta, Torino, Einaudi, 1984.
Andrea Carlino, La fabbrica del corpo, Torino, Einaudi, 1994.
Cristoforo Carsughi, La biblioteca Lancisiana, ovvero distinto ragguaglio della pubblica libreria eretta nell’anno 1714 nel sacro pontificio archiospedale del Santo Spirito di Roma, In Roma, per il de Martiis vicino alla Pace, 1718, 4°.
Maria Conforti, The Biblioteca Lancisiana and the 1714 edition of Eustachi’s anatomical plates, or Ancients and Moderns reconciliated, in Conflicting duties, science, medicine and religion in Rome, 1550-1750, edited by Maria Pia Donato and Jill Kraye, London, Warburg Institute, 2009, p. 323-330.
Maria Pia Donato, L’onere della prova. Il Sant’Uffizio, l’atomismo e i medici romani, «Nuncius», XVIII, 1, 2003, p. 69-87.
Stefania Fortuna, Le Tabulae anatomicae di Bartolomeo Eustachio, «Journal of italian medical education» n.64, 2014, pp.2913-2916.
Maria Muccillo, Bartolomeo Eustachi, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani, vol. 43, 1993.
Marco Paoli, Riflessioni sull’editoria anatomica nell’Italia del Settecento, in Testo e immagine nell’editoria del Settecento, Pisa-Roma, Sera, 2008, p. 257-287.
Adalberto Pazzini, Le Tavole anatomiche di Bartolomeo Eustachio, Roma, 1944.
Maura Piccialuti, La carità come metodo di governo, Torino, Giappichelli, 1994.
Cesare Preti, Giovanni Maria Lancisi in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani, 2004 vol. 63.