Le Istituzioni romane tra Seicento e Settecento
print this pageGli ospedali dell’età moderna sono organizzazioni complesse, dalle attività molteplici e diversificate; quello papale di Santo Spirito presso San Pietro, ad esempio, conserva a lungo una banca, ed è signore feudale di villaggi e terre nella campagna romana. I grandi ospedali hanno natura di aziende e impiegano professioni, mestieri e strati sociali dei due sessi. Utilizzano anche manodopera interna gratuita, come gli e le orfane che la struttura deve ospitare per compito istituzionale. Gestiti da particolari ordini religiosi di ambo i sessi, o da confraternite laiche, sono sottoposti a rigida regolamentazione. Il personale lavora, studia e vive all’interno dell’ospedale e per uscirne deve essere autorizzato.
L’imponenza di una tale organizzazione esige Regole pubbliche, più volte stampate e aggiornate nel tempo, che descrivono dettagliatamente le figure operanti all’interno dell’ospedale e la scansione delle attività. Qui vengono esposte quelle dell’ospedale della Consolazione, tra i più importanti di Roma, apparse nel 1686. L’ospedale nasce nel 1506 accorpando tre strutture preesistenti ed è gestito da una Compagnia di artigiani e negozianti. Accoglie pazienti di entrambi i sessi e già nel XVI secolo è centro di sperimentazione medica. Vi lavora l’anatomista marchigiano Eustachi (1507?-1574), medico papale e professore alla Sapienza, compiendovi dissezioni e autopsie. L’anatomia fa parte delle conoscenze che l’ambiente ospedaliero permette ai medici di approfondire, benché non senza difficoltà (vedi testo successivo). Nel 1714, durante un periodo di particolare effervescenza intellettuale e culturale sotto Clemente XI, Lancisi (1654-1720), medico papale al Santo Spirito, dichiara di pubblicare le Tavole anatomiche del suo predecessore, inserendo così la propria attività di studio nel solco rassicurante di una tradizione riconosciuta.
I farmacisti ospedalieri conoscono a loro volta innumerevoli rimedi, che divulgano in prontuari redatti in lingua volgare per consentirne la lettura a chi non conosce il latino. Il capo speziale del Santo Spirito, Domenico Auda, francescano, dopo una formazione itinerante di undici anni che lo porta a percorrere Italia e Francia, cambia ordine per diventare canonico dell’ospedale. Verso la metà del XVII secolo scrive una raccolta di rimedi che conoscerà innumerevoli edizioni e sarà anche integrata con la preparazione di confetture e conserve. Su più ampia scala il napoletano Giuseppe Donzelli (1596-1670) pubblica nel 1667 il Teatro farmaceutico. Già autore della farmacopea ufficiale del regno di Napoli, poi trapiantato a Roma per motivi politici, Donzelli redige il Teatro dando ampio spazio alla chimica oltre che ai rimedi di origine vegetale. Dal 1677 l’edizione è arricchita da un trattato sulle piante romane di Giacomo Roggeri Romano. Ci si riallaccia così alla tradizione degli erbari, di cui un esempio è l’Hortus sanitatis, esposto in una edizione veneziana del primo XVI secolo.
Un tipo particolare di assistenza connessa con le manifestazioni giubilari, rivolta ai pellegrini in visita a Roma, è svolta dall’arciconfraternita della SS. Trinità dei pellegrini e dei convalescenti, fondata nel 1548 nello spirito di una religiosità controriformista che fa capo alla cerchia devozionale riunita attorno a Filippo Neri. Del tutto peculiare è l’assistenza rivolta a un tipo particolare di pellegrini, i sacerdoti e religiosi che si recavano a Roma. La macchina organizzativa della Trinità garantiva l’ospitalità e il vitto durante i tre giorni previsti per il giro delle basiliche, e fungeva da luogo di cura per i convalescenti durante gli anni non giubilari. I pazienti venivano inviati alla Trinità dagli ospedali romani più specializzati come quello della Consolazione.
Qui la Trinità è descritta in un tardo (1825) catalogo delle istituzioni di pietà romane, redatto da Guglielmo Costanzi, censore alla Sapienza. Si tratta di un genere editoriale tradizionale apparso nel XVI secolo, che unisce informazioni di interesse turistico e artistico sulle basiliche e i monumenti di Roma alla descrizione delle istituzioni caritative, viste sotto l’aspetto assistenziale e monumentale, considerate anch’esse tra le meraviglie della città che aveva fatto della carità un metodo di governo.