Luoghi di cura e saperi : assistenza e conoscenza nell'età moderna
print this pageNei volumi proposti dalla biblioteca di Storia della medicina si rintraccia il tema dell’assistenza a malati e indigenti, presente già nel mondo antico, attraverso le istituzioni ospedaliere e caritative attive a Roma nell’età moderna. I luoghi di cura, dove si incrociano saperi e professioni eterogenee, sono stati spesso essenziali per l’elaborazione di nuove conoscenze e pratiche. Il percorso prosegue seguendo il tema della conoscenza medica e farmaceutica, negli ambiti dell’anatomia, della chimica, delle piante medicinali. |
Il fondo antico della biblioteca di Storia della medicina, istituita negli anni Trenta del Novecento insieme al relativo Istituto, permette di declinare il tema della mostra, conoscenza e misericordia, in due filoni: assistenza e conoscenza. Tali tematiche sono strettamente interconnesse nella storia sanitaria dell’età moderna.
Nei volumi esposti la tematica dell’assistenza si articola intorno alle istituzioni cittadine romane che offrono assistenza agli infermi e ai pellegrini. Le istituzioni ospedaliere nascono e si sviluppano nel mondo occidentale come conseguenza delle novità apportate dal sapere e dalla pratica medica dalle civiltà del vicino oriente e arabo-islamiche del primo Medioevo.
Le religioni monoteistiche, creando la figura del bisognoso meritevole di assistenza, spingono verso una sua presa in carico da parte della dimensione pubblica, senza dimenticare l’obbligo per i vescovi, già in età carolingia, di installare accanto alle cattedrali degli xenodoχeia, stabilimenti destinati a fornire ospitalità e assistenza.
Nel mondo occidentale cattolico il periodo controriformista promuove una serie di associazioni caritative laiche (confraternite) che operano nelle istituzioni assistenziali a fianco degli ordini religiosi: esse svolgono con l’assistenza agli infermi e ai pellegrini due delle sette opere di misericordia raccomandate ai cristiani.
In età moderna l'ospedale perde il suo carattere di luogo di assistenza 'generalista', per assumere quello di centro dell'attività medica. In Italia questo processo è precoce. L'ospedale italiano è al centro dell'attività di curanti illustri e meno illustri, educati all'università, come i medici physici; ma è anche, e forse soprattutto, il luogo privilegiato di formazione e di attività dei praticanti la medicina considerati di livello inferiore, perché dediti ad attività 'manuali’, come i chirurghi, i barbieri-chirurghi, le ostetriche, gli speziali, i membri degli ordini religiosi o delle associazioni devozionali.
A contatto con questi 'altri' curanti, i medici universitari hanno dovuto affinare la pratica e riapprenderla, anche al di là dell'istruzione formale ricevuta, e hanno così avuto occasioni di incontro con punti di vista e saperi terapeutici, e perfino anatomici, fisiologici e patologici, parzialmente o totalmente diversi dalla medicina di scuola. Gli ospedali diventano quindi un luogo di elaborazione e diffusione di nuove conoscenze.
L’ incrocio di luoghi e di saperi, di pratiche assistenziali e di ricerca dà luogo a una molteplice produzione editoriale. Gli ospedali pubblicano testi prettamente istituzionali, come le Regole che illustrano il loro funzionamento. Le guide alle istituzioni di pietà redatte in occasione dei giubilei permettono di vedere sotto un’altra angolazione le istituzioni assistenziali, descritte alla stregua di attrazioni tra il devozionale e il turistico.
. Opere nate dall’esperienza della pratica medico-farmaceutica e della ricerca all’interno degli ospedali si inseriscono in filoni ricchi e di successo, come i Segreti di Domenico Auda, capo speziale dell’ospedale papale del Santo Spirito nel XVII secolo o le Tavole anatomiche pubblicate nel 1714 da Giovanni Maria Lancisi, primo medico dello stesso ospedale e professore alla Sapienza, sulla scorta di quelle, credute a lungo perdute, di Bartolomeo Eustachi, vissuto quasi due secoli prima.