BASILICA URSIANA

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STORIA

La Basilica Ursiana è l’antica cattedrale di Ravenna, così denominata per via dell’edificatore, il vescovo Orso, che la costruisce nel primo terzo del secolo V, a segnare il cambio della sede arcivescovile da Classe a Ravenna.

Nel XII i mosaici risultano deperiti e pericolanti da secoli di abbandono. L’arcivescovo Geremia provvede a decorare l’antico abside con un nuovo mosaico, attualmente perduto a causa degli interventi di rinnovo eccessivi dell’architetto Buonamici nel 1734. Sotto ordine dell’arcivescovo Farsetti, e a seguire del Guiccioli, l’architetto fa ridurre la cattedrale da cinque a tre navate, distruggendo la zona del coro e di conseguenza la perdita del mosaico absidale. Alcuni frammenti sono conservati nel Museo arcivescovile di Ravenna, quali la “Vergine orante”, le teste di San Barbaziano, Sant'Ursicino, San Pietro e San Giovanni e quella del monaco presente nella scena del Martirio di Sant’Apollinare.

DESCRIZIONE

L’antica chiesa è in stile paleocristiano, con un unico corpo longitudinale, ripartito in cinque navate da filari di colonne, che sorreggono archi a tutto sesto, al termine dei quali si apre l’abside internamente semicircolare e poligonale esternamente. Le pareti, anticamente ricoperte di stucchi con figure di animali simbolici, attualmente risultano spoglie. Nel X secolo viene aggiunto il campanile cilindrico.

Giuseppe Gerola effettua uno studio ricostruttivo sul mosaico perduto tramite le fonti storiche, una delle quali un disegno del Buonamici, ed i frammenti superstiti. Ipotizza la divisione della zona absidale in inferiore con al centro Sant’Apollinare e ai lati i successori detti Colombini della pretesa miracolosa elezione ed i vescovi. Alla sua sinistra abbiamo Aderito, Eleucadio, Calocero, Marciano, Procolo ed i vescovi Orso, Pietro, Giovanni Angelopte e Pier Crisologo. Mentre a destra Probo, Dato, Liberio, Agabito, Marcellino, Severo e l’arcivescovo Massimiano ed il martire San Vitale.

Nella porzione intermedia, tra le finestre, le rappresentazioni della Vergine, del Battista, di San Barbaziano e San Ursicino martire. Mentre sul catino absidale ipotizza la presenza di tre scene quali “La Resurrezione”; “Cristo che scende nel Limbo a liberare i giusti” e “Pietro e Giovanni al sepolcro”. Antecedente alla zona absidale l’arco di trionfo ornato, partendo dalle estremità inferiori a quella superiore, da palme, due piccole figure di offerenti, due scene della vita di Sant’Apollinare e l’Ascensione.

Tra le testimonianze storiche documentarie del 998 e 1014 degli scritti di Agnello confermano la ricca presenza di decorazioni musive fin dall’antichità. Gli studi basati sull’osservazione iconografica del disegno realizzato dal Buonamici, prima della distruzione dei mosaici, e sui frammenti superstiti che questo sia riconducibile interamente al 1112 sia per la concezione che per la fattura. 

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